AVVOCATO PENALISTA BOLOGNA PER MAGISTRATO SORVEGLIANZA TRIBUNALE SORVEGLIANZA BOLOGNA    

 

AVVOCATO PENALISTA BOLOGNA PER MAGISTRATO SORVEGLIANZA TRIBUNALE SORVEGLIANZA BOLOGNA

 

lL Magistrato di Sorveglianza è competente per:

  • I ricoveri dei condannati in ospedali psichiatrici giudiziari;
    • Le misure di sicurezza;
    • Le pene detentive sostitutive (semidetenzione e libertà controllata);
    • Il differimento e la sospensione (ma solo provvisoriamente prima che intervenga il Tribunale di Sorveglianza) dell’esecuzione di pene detentive anche se sostitutive.
  • La magistratura di sorveglianza ha il compito di vigilare sull’esecuzione della pena nel rispetto dei diritti dei detenuti e degli internati.
  • Svolge la sua funzione in materia di applicazione di pene alternative alla detenzione, di esecuzione di sanzioni sostitutive, di applicazione ed esecuzione delle misure di sicurezza, esclusa la Sorveglianza speciale di Pubblica Sicurezza, che è applicata dal Tribunale penale ordinario, su proposta dell’Autorità di Pubblica Sicurezza, ed è definita anche misura di prevenzione.
  • In particolare, il magistrato di sorveglianza ha il compito di vigilare sulla organizzazione degli Istituti penitenziari, segnalare al ministero della Giustizia le esigenze dei servizi, approvare il programma di trattamento individualizzato per ogni singolo detenuto e i provvedimenti di ammissione al lavoro all’esterno, provvede sulla remissione del debito e sulla situazione dei condannati per infermità psichica, decide sulle concessioni dei permessi, sulle misure di sicurezza e sui reclami disciplinari e in materia di lavoro dei detenuti e degli internati.
  • AVVOCATO PENALISTA BOLOGNA PER MAGISTRATO SORVEGLIANZA TRIBUNALE SORVEGLIANZA BOLOGNA

  • Il magistrato di sorveglianza ha il compito di vigilare sull’organizzazione degli istituti di prevenzione e pena e di prospettarne al Ministero della Giustizia le varie esigenze, in particolare quelle relative alla rieducazione e alla tutela dei diritti di quanti sono sottoposti a misure privative della libertà.
    Al magistrato di sorveglianza spettano l’approvazione del programma di trattamento rieducativo individualizzato per ogni singolo detenuto (che l’amministrazione del carcere è tenuta per legge a redigere), la concessione dei permessi, l’ammissione al lavoro all’esterno, l’autorizzazione a effettuare visite specialistiche, ricoveri ospedalieri o ricoveri per infermità psichica (su richiesta del servizio medico del carcere), la decisione sulla liberazione anticipata (45 giorni ogni sei mesi di detenzione del condannato che “partecipa all’opera di rieducazione”) e sulla remissione del debito dovuto per spese processuali penali o di mantenimento in carcere.
    La legge pone al magistrato di sorveglianza l’obbligo di andare frequentemente in carcere e di sentire tutti i detenuti che chiedono di parlargli, e gli attribuisce il compito di valutare i reclami presentati dai detenuti per provvedimenti disciplinari disposti dall’amministrazione penitenziaria o per altri motivi. Autorizza i colloqui telefonici dei detenuti e l’eventuale controllo della corrispondenza. Autorizza anche, visto il parere della direzione dell’istituto, l’ingresso di persone estranee all’amministrazione penitenziaria, come quanti prestano attività di volontariato o partecipano a iniziative di formazione o di lavoro rivolte ai detenuti.
    Il magistrato di sorveglianza inoltre decide sulle sospensioni e i differimenti nell’esecuzione della pena, sovrintende all’esecuzione delle misure alternative alla detenzione carceraria (affidamento in prova ai servizi sociali, detenzione domiciliare, semilibertà).
    Provvede al riesame della pericolosità sociale e alla conseguente applicazione, esecuzione e revoca, delle misure di sicurezza disposte dal tribunale ordinario. Determina in merito alle richieste di conversione o rateizzazione delle pene pecuniarie. Decide per quanto concerne le espulsioni di detenuti stranieri e le prescrizioni relative alla libertà controllata. Esprime un parere sulle domande o le proposte di grazia.
  • Il Tribunale di Sorveglianza svolge esclusivamente funzioni giurisdizionali a livello distrettuale ; è composto dal presidente, da tutti i magistrati degli uffici di sorveglianza del distretto e da professionisti esperti in psicologia, servizi sociali, pedagogia, psichiatria e criminologia, nominati ogni tre anni dal CSM. L’organo che decide è costituito da quattro componenti: il Presidente, uno dei Magistrati di Sorveglianza in servizio presso gli uffici di sorveglianza del distretto sotto la cui giurisdizione ricade il condannato o il soggetto detenuto sulla cui posizione deve deliberarsi, e da due esperti; ha competenza territoriale distrettuale ed esclusiva in materia di concessione della riabilitazione, di applicazione delle misure alternative alla detenzione in carcere ( detenzione domiciliare e affidamento in prova ai servizi sociali); provvede sulla estinzione della pena per esito positivo della misura, sul rinvio e la sospensione dell’esecuzione della pena nei confronti di donna incinta o madre di minore e soggetti affetti da gravi patologie.
  • Decide sui reclami avverso i provvedimenti emessi dal Magistrato di Sorveglianza in materia di: liberazione anticipata, rimedi risarcitori ex art. 35 ter O.P., permessi, limitazioni e controllo della corrispondenza del detenuto; in sede di appello, decide sulle impugnazioni avverso le decisioni del magistrato di sorveglianza in ambito delle misure di sicurezza.  
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  1. La competenza a conoscere le materie attribuite alla magistratura di sorveglianza appartiene al tribunale o al magistrato di sorveglianza che hanno giurisdizione sull’istituto di prevenzione o di pena in cui si trova l’interessato all’atto della richiesta, della proposta o dell’inizio di ufficio del procedimento (1).
    2. Quando l’interessato non è detenuto o internato, la competenza, se la legge non dispone diversamente, appartiene al tribunale o al magistrato di sorveglianza che ha giurisdizione sul luogo in cui l’interessato ha la residenza o il domicilio (2). Se la competenza non può essere determinata secondo il criterio sopra indicato, essa appartiene al tribunale o al magistrato di sorveglianza del luogo in cui fu pronunciata la sentenza di condanna, di proscioglimentoo di non luogo a procedere, e, nel caso di più sentenze di condanna o di proscioglimento, al tribunale o al magistrato di sorveglianza del luogo in cui fu pronunciata la sentenza divenuta irrevocabile per ultima.
    2 bis. Il condannato, non detenuto, ha l’obbligo, a pena di inammissibilità, di fare la dichiarazione o l’elezione di domicilio con la domanda con la quale chiede una misura alternativa alla detenzione o altro provvedimento attribuito dalla legge alla magistratura di sorveglianza. Il condannato, non detenuto, ha altresì l’obbligo di comunicare ogni mutamento del domicilio dichiarato o eletto. Si applicano, in quanto compatibili, le disposizioni previste dall’articolo 161.

 

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  • Il Tribunale di Sorveglianza (è invece competente per:
    La concessione e la revoca della liberazione condizionale;
    • La riabilitazione;
    • L’applicazione delle misure alternative (V. oltre diffusamente in questa stessa pagina);
    • Il rinvio obbligatorio o facoltativo dell’esecuzione della pena detentiva o delle sanzioni sostitutive;
    • Il parere sulle domande di grazia.
    Particolare importanza rivestono le decisioni del Tribunale di sorveglianza in merito alle misure alternative alla detenzione che possono definirsi un’applicazione concreta della concezione della pena quale processo teso alla rieducazione del reo.
    In linea approssimativamente valida per l’intera categoria delle misure alternative, si può affermare che le stesse partecipano della medesima natura della pena detentiva poiché, pur non essendo mai totalmente privative della libertà personale, implicano comunque un imprescindibile coefficiente di afflittività per chi le subisce; ma, allo stesso tempo, concedono al soggetto la possibilità di scontare la pena (tutta o una parte di essa)
  • Con sentenza 135/2014 la Corte Costituzionale ha previsto che, per l’applicazione di misure di sicurezza, laddove vi sia richiesta di un interessato, l’udienza deve svolgersi pubblicamente e non in camera di consiglio.
  • Il procedimento di sorveglianza, inoltre, può essere iniziato anche d’ufficio e non esiste presso tale organo un autonomo ufficio del Pubblico Ministero ragion per cui, le relative funzioni, vengono esercitate presso il Tribunale ordinario ovvero presso la Corte d’Appello a seconda che si tratti di Magistrato di Sorveglianza ovvero di Tribunale di Sorveglianza. 
  • In forza del disposto dell’art. 677, comma secondo bis, c.p.p., la richiesta di misure alternative alla detenzione è inammissibile quando, contestualmente alla domanda, non sia effettuata la indicazione o elezione di domicilio. È pertanto irrilevante, ai fini dell’osservanza della norma citata, la precedente dichiarazione o elezione di domicilio fatta nel procedimento di cognizione.
  • Ai fini dell’osservanza dell’obbligo di dichiarazione o elezione di domicilio, gravante, ai sensi dell’art. 677, comma secondo bis, c.p.p., sul condannato non detenuto che avanzi domanda di applicazione di una misura alternativa alla detenzione, non può ritenersi sufficiente la semplice indicazione, in detta domanda, del proprio indirizzo anagrafico, non essendo idonea, di per sè, tale indicazione, a rendere chiara la volontà dell’interessato di assumere detto indirizzo come proprio domicilio.
  • L’obbligo, per il condannato non detenuto, di accompagnare la domanda di misure alternative alla detenzione con la dichiarazione o l’elezione di domicilio, come stabilito dall’art. 677, comma secondo bis, c.p.p., sussiste anche nel caso in cui la domanda sia avanzata dal difensore, non escludendo ciò la necessità di effettuazione dei prescritti avvisi (in particolare quello per l’udienza di trattazione) anche al diretto interessato, per cui, in mancanza di detta dichiarazione o elezione, il procedimento potrebbe comunque subire intralci e ritardi, così frustrandosi lo scopo che il legislatore ha inteso perseguire con l’introduzione dell’obbligo in questione.
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La competenza in materia di concessione della misura alternativa dell’affidamento in prova, in ipotesi di condannato per il quale è stata disposta sospensione dell’esecuzione, appartiene al Tribunale di sorveglianza del luogo in cui ha sede l’ufficio del P.M. che ha promosso la sospensione e, in applicazione del principio della “perpetuatio jurisdictionis”, resta insensibile agli eventuali mutamenti che tale situazione può subire in virtù di altri successivi provvedimenti.

La competenza per territorio a decidere sull’ istanza di esecuzione domiciliare della pena presentata, ai sensi dell’art. 1 della legge n. 199 del 26 novembre 2010, dal condannato non detenuto, appartiene al magistrato di sorveglianza che ha giurisdizione sul luogo in cui l’interessato ha la residenza o il domicilio, in applicazione del generale principio di cui all’art. 677, comma secondo, cod. proc. pen. (In motivazione, la Suprema Corte ha precisato che, non prevedendo la normativa del 2010 espressa deroga al principio generale, non è possibile applicare la speciale regola di competenza stabilita dall’art. 656, comma sesto, cod. proc. pen.).

AVVOCATO PENALISTA BOLOGNA PER MAGISTRATO SORVEGLIANZA TRIBUNALE SORVEGLIANZA BOLOGNA

 

 

 

Originally posted 2018-04-22 11:15:41.